Il cocktail
Cocktail cristallino, quasi fonte di luce, ha un bouquet ricco di erbe, spezie finissime, fiori e agrumi. In bocca è un'esplosione di sapori lunghi e persistenti. Il secco e l'alcolico si mescolano generando una leggera freschezza e una percettibile sensazione amara. Di sapore deciso e alto tenore alcolico, di grande personalità, pretende di essere meditato. O lo si ama o lo si odia.La storia
"John Doxat, autorevole ""martiniano"", nel suo libro "Stirren not Shaken the Dry Martini", narra che il celebre cocktail nacque nel 1910 al bar del Knicherbokers di New York, dove operava mister Martini, italiano nativo di Arma di Taggia. Egli decise di modificare il preesistente Gin and French, miscela di gin e vermouth dry in parti uguali. Pur adoperando gli stessi ingredienti, li raffreddò in un grande bicchiere, in presenza di ghiaccio abbondante, poi aggiunse alcune gocce di Orange bitter. Dopo aver ben rimescolato, travasò la miscela in coppa, trattenendo tutto il ghiaccio. Completò il drink decorandolo con un'oliva e aromatizzandolo con una spruzzatina di scorza di limone. Se sui cocktail si potessero applicare i diritti d'autore, la famiglia Martini di Arma di Taggia sarebbe oggi una ricca multinazionale. Si dice che il signor Martini, negli Anni Venti, alla fine della carriera si fosse trasferito nell'area di San Remo dove continuava a preparare il suo cocktail che, nel frattempo, aveva conquistato l'America. Egli apportò però una modifica fondamentale sostituendo il vermouth francese con il Martini extra dry. Questa variante indirizzò il Martini verso quel lungo processo evolutivo teso a servirlo sempre più secco, diminuendo progressivamente la presenza di vermouth. Questa mania collettiva fa sì che qualcuno consideri la presenza di vermouth dry quasi imbarazzante."